Norma Stramucci ci mostra, in questa silloge, una poesia già compiuta stilisticamente e di grande spessore simbolico, insolita per un'opera prima.
Dalle suggestioni del Novecento l'Autrice raccoglie gli elementi più vitali e fortemente espressivi: il gusto della sintesi, la forma icastica, il simbolismo. Tuttavia a questi elementi stilistici non concede tutto il campo dell'espressione poetica, per dominarli all'interno di un proprio personale e originale discorso stilistico, che è anche un discorso esistenziale, di vita quotidiana e di sentimenti.
Così quasi ogni descrizione diventa un'allegoria della condizione dell'uomo (o meglio, della donna), oppure della situazione esistenziale dell'Autrice. Ma può capitare anche che una similitudine si presti meglio ai fini espressivi, o che al dettato poetico sia più congeniale una descrizione realistica ed essenziale, di un evento quotidiano o di un paesaggio "alirico", tratto dalle fatiche del vivere ogni giorno.
Per definire una propria verità espressiva, frutto dell'interpretazione della propria situazione esistenziale, e consegnarla al lettore per altre infinite
interpretazioni, l'Autrice impiega anche momenti ironici e autoironici, emozioni tratteggiate appena o sentimenti di grande forza, creando un testo organico come stile e come linguaggio, ma composito e variegato a livello dei contenuti e della tensione espressiva.
Come in una partitura musicale, con più movimenti e diversi significati
allegorici, l'Autrice ci offre tutte le corde del suo essere, mostrando come la verità della poesia sia inesauribile, almeno quanto la verità di ogni individuo.
Ubaldo Giacomucci
In copertina: Valeriano Trubbiani, Incravattata covata, 1981 - bronzo