Marina Baldoni
Alogenuri d’argento
Arcipelago Itaca 2020
È come fossero stati gli occhi affetti da diplopia binoculare ad avere dettato i versi di Alogenuri d’argento, --libro d’esordio di Marina Baldoni-, in pagine che narrano di “ferite aperte come / un nascondino di rose” (p. 39). Il disallineamento della vista, che porta a non focalizzare gli oggetti ma ad averne una visione doppia, è un disturbo che la poetessa confessa (p. 18) e che rimanda immediatamente alla prima lirica (p. 9) dove è presente un “qui” che già non è determinabile nel suo essere “gioco” o “vero”. Non è quindi questa la condizione per poterle permettere di passare per lo “wormhole” (p.25), un cunicolo spazio temporale, di passare per la “cruna dell’ago”: la via di fuga, ancora e sempre, / si rivela una disordinata pena”. La discendenza dal montaliano male di vivere, è palesata dalla stessa Baldoni, che titola “mal de vivre” (p.51) un testo che ancora rivela l’impossibità di accedere al varco. Eppure, non per questo la “disordinata pena” si tramuta in disperazione, semmai in stupita follia, come quella di una foglia che, nonostante l’inverno e la neve, è ancora avvinghiata al ramo, a guardare la luna (cfr. p. 27).
Dal punto di vista stilistico Marina Baldoni offre versi asciutti che, come scrive Umberto Piersanti nella Posfazione, né si distendono nel canto, né si risolvono nel prosastico. È sufficiente l’osservazione della prima lirica per comprendere la cifra stilistica del libro. Si tratta di 3 strofe. La seconda è di soli 2 versi di 12 sillabe, mentre la prima (5 versi) e la terza (6 versi) sono in endecasillabi. Nessun tipo di punteggiatura e nessuna maiuscola; presenti rime e forti assonanze. Sono comunque i due versi centrali: “un’immagine del tutto disonesta / luce attinica e alogenuri d’argento” a introdurci nel vivo della tematica del libro dove è sofferto, e soprattutto è sofferto, anche l’amore, forse per la sua incapacità di essere la soluzione al mal de vivre, e l’unica certezza è “strecciarsi dal dubbio e sapere / infine di essere di due disegni / tutti i pezzi mancanti”.